Congedarsi dalla Natura. Un pamphlet di Gianfranco Marrone per salvare l’ambiente dai falsi miti

Gli uomini, si sa, rappresentano una specie animale molto particolare, poiché non di solo natura sono fatti, ma anche di cultura. O, se si preferisce, perché la cultura rappresenta, in qualche modo, proprio la nostra seconda natura.
I positivismi e gli scientismi alla natura riservavano la funzione di luogo di verifica e di cavia da laboratorio del progredire della scienza, oppure, in taluni casi, di deposito ideologico e di idola tribus dei vari irrazionalismi con cui si scontrarono duramente nel corso dei secoli XIX e XX.
Da qualche tempo a questa parte, però, quello della Natura è diventato una sorta di mantra, variamente intonato e declinato, e il naturalismo si è imposto quale ideologia dell’epoca corrente, come ci racconta l’ultimo polemico e interessante pamphlet del semiologo Gianfranco Marrone, provocatoriamente intitolato, giustappunto, Addio alla Natura (Einaudi, pp. 136, euro 10).
«Tra le stranezze di quest’epoca bizzarra – scrive Marrone – ce n’è una che proprio non si capisce (o forse si capisce troppo bene): è l’entusiasmo per la Natura». Un’euforia, precisa il professore di Semiotica all’Università di Palermo (dove è direttore di un master sul gusto e l’alimentazione), «determinato negli intenti ma vago nei contenuti», un impasto di sacralità, political correctness e desiderio di essere trendy, nel quale, a suo giudizio, confluiscono l’ecologismo (che gode di grande salute e fortuna), un sapere scientifico bisognoso di “lavare” la propria immagine (e, forse, anche la propria coscienza) dall’industrialismo e dal nuclearismo del Secolo breve e l’idea, estremamente à la page, di spontaneità e genuinità (di cui il cibo slow, i “mulini bianchi”, le fattorie bio, e i prodotti doc e dop rappresenterebbero solamente la punta dell’iceberg e l’effetto del recepimento da parte del marketing della nuova ideologia totalizzante).
Ora, la questione propriamente intesa, come si sarebbe detto un tempo, sta a monte. E, a giudizio dell’autore, riguarda quella sorta di autentica (e poco magnifica) ossessione consistente nella ricerca di un fondamento “primigenio”, ontologico, ovvero – et voilà – naturale.
Un atteggiamento (nel quale possiamo ravvisare qualche ascendenza heideggeriana…) e un apparato di “cattive abitudini” (come le qualifica Marrone) che non risparmiano alcun settore dello scibile, nemmeno quelli più “avanzati” e di punta, come le scienze cognitive, affette da quella che definisce una “neuromania”, il paradigma neurologico egemonico nel corso di questi ultimi vent’anni, coi suoi “neurodeliri di onnipotenza” e il suo riduzionismo (di nuovo, la volontà di reperire la “natura di fondo”) che assimila il cervello a un computer e configura ipotesi “ingegneristiche” a proposito dell’essenza e della socialità umane.
Una sorta di darwinismo d’accatto, sostiene, che finisce per fare paradossalmente fronte comune con altri (e antitetici) filoni culturali, come il creazionismo, e che mette tutti – laici e cattolici, relativisti e universalisti – insieme appassionatamente in nome della ricerca della “naturalità perduta” e del basamento ontologico su cui poggiare la propria filosofia del mondo. La Weltanschauung ecologista che ne deriva oscilla così tra una forma di estetizzazione della Natura e la nostalgia del passato, e diventa compendiabile, in queste sue due polarità simmetricamente speculari, nelle figure di Prometeo e Orfeo: il primo, al tempo stesso protagonista e vittima della tecnica, donando all’umanità il fuoco, sfida e forza la Natura oltre i suoi limiti (e incorre nella “società del rischio” di Chernobyl e della mucca pazza), mentre il secondo, anela a fondersi con essa in una sintesi panteistica e simpatetica, in perfetto stile new age e di “ecologismo hard”.
E la dicotomia tra i due personaggi mitologici non rappresenta, in questo libretto colto e d’assalto, l’unico riferimento al mondo classico, come mostra il capitolo su Seneca al supermarket, critica “alla ragion pura” (e al fulmicotone) della passione per l’alimentazione e l’agricoltura biologiche, in cui lo studioso specialista di brand e marche dà il meglio di sé, riannodando i fili che dal pensiero orfico rinascimentale, passando per l’idealismo schellinghiano, fino alla deep ecology degli anni Settanta, portano dritto al ragù di soia e al grano kamut offerti sugli scaffali ai consumatori green oriented. E c’è ancora parecchio altro in questo testo di battaglia, non sempre condivisibile nella sua critica dell’ecologia politica (la quale, al pari del pensiero ambientalista, presenta anche molti pregi), ma che, nell’invito a congedarci dal mito naturalista, non presenta alcuna coloritura “reazionaria” e si preoccupa, al contrario, di rimanere saldamente collocato nel campo progressista.
Mostrando, così, quanto questa vagheggiata Natura, in realtà, sia stata sempre una costruzione mentale e una variazione sul tema del nostro immaginario collettivo, bisognosa, quindi, per un verso, di interpretazioni ed ermeneutiche (che evitino di farci ingenuamente rapire da retoriche passatiste e nostalgiche) e, per l’altro, di relazioni virtuose tra politica e scienza.
Un libro, insomma, che può stare bene (anche quando non si è d’accordo...) nella biblioteca di ogni ecodem.
Massimiliano Panarari 
 
europaquotidiano 2 Agosto 2011

Venerdì parte Festambiente e tra star ed ecologia il Festival si aggiudica il record di ristorante vegetariano più grande d'Italia

Grosseto, 1 agosto 2011 - Venerdì parte Festambiente e tra star ed ecologia il Festival si aggiudica il record di ristorante vegetariano più grande d'Italia. Secondo Legambiente e Movimento difesa del cittadino, nel 2010 sono stati oltre 700 mila i controlli delle forze dell'ordine sui cibi contraffatti che hanno portato al sequestro di 41 milioni di chili di merci per un valore di 145 milioni. Anche per combattere le mafie a tavola, da venerdì Legambiente à il ristorante vegetariano più grande d'Italia.


Nel menù del ristorante oltre 20 piatti vegetariani fatti con prodotti di filiera corta e biologici e preparati dallo chef Giuseppe Capano. Inoltre, contro le truffe e le sofisticazioni alimentari ci saràanche il ristorante 'Peccati di gola' che si trova in un uliveto sotto le stelle, dove ogni sera sarà proposto un menù diverso con piatti tipici toscani.

Come riporta una nota di Festambiente, secondo il recente Rapporto sulle agromafie presentato da Eurispes e Coldiretti, ogni anno vengono sottratti al vero 'made in Italy' 51 miliardi e secondo un'indagine Coldiretti/Swg, sei cittadini su 10 considerano le frodi alimentari piu' gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari

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