Chiesa Cattolica e ambiente

Il dibattito tra le nazioni partecipanti al summit di Rio de Janeiro ha posto in evidenza i principali problemi che affliggono il nostro pianeta e la nostra società: la crescita della popolazione mondiale che con l’aumento di 100 milioni di unità all’anno aggrava la già precaria situazione delle risorse disponibili per gli attuali cinque miliardi e mezzo di uomini; il buco nell’ozono, con il pericolo di un aumento dei tumori per la mancanza di protezione dagli effetti negativi dei raggi del sole; l’effetto serra, che provoca l’aumento della temperatura terrestre e lo scioglimento dei ghiacciai ai poli; il progressivo inquinamento dell’acqua soprattutto dei Paesi del Sud con maggiori problemi idrici; il continuo depauperamento ambientale che determinerà nei prossimi trent’anni la scomparsa del 20% delle specie animali e vegetali. Ed è proprio sulla tutela della biodiversità che si sono avuti i maggiori contrasti: tutti i Paesi partecipanti, infatti, hanno firmato la convenzione sulla “biodiversità”, tranne gli Stati Uniti, con l’intento di proteggere, anche attraverso sovvenzioni finanziarie, le specie viventi in pericolo di estinzione. A Rio de Janeiro fu presentato anche il documento “Un ambiente per le future generazioni”, del Rapporto Unp/Unicef, in cui si afferma che i bambini nel mondo rappresentano il 32% della popolazione mondiale e i ragazzi al di sotto dei quindici anni circa 1,7 miliardi, sono il futuro dell’umanità ed, in quanto generazioni future, hanno il diritto di sopravvivere al degrado ambientale che sta uccidendo, soprattutto, i più deboli e poveri che vivono in situazioni in cui il sistema agricolo è fragile, senza sufficienti risorse (acqua, aria, suolo coltivabile). Venticinque milioni di uomini muoiono a causa dell’inquinamento industriale, urbano e agricolo. Quasi l’11% della vegetazione mondiale è a rischio mentre, di riscontro, la desertificazione aumenta vertiginosamente. Rio de Janeiro ha rappresentato la prima grande occasione di riflessione e confronto sulla sopravvivenza dell’uomo, della natura e dell’ambiente, sul divario economico tra l’Occidente e i Paesi del Terzo Mondo reale pericolo per innescare una reazione con conseguenze molto più gravi di quella dello scoppio della bomba atomica. Ed un problema, quale l’uso del nucleare, non è stato ancora affrontato approfonditamente così come quello della desertificazione dei Paesi del Terzo Mondo, perché il commercio del legname è una delle principali fonti per la loro economia. Al Summit di Rio de Janeiro partecipò, tra gli altri, la Chiesa cattolica che espressamente richiamò il dovere dell’etica contro l’egoismo e ribadì la necessità di una più equa distribuzione delle ricchezze disponibili sulla Terra. La Chiesa cattolica, dopo aver superato le differenze storiche sul rapporto tra l’uomo e la natura, oggi condanna palesemente l’uso distorto della natura. Il disegno divino illustrato nella Bibbia, assegna all’uomo una posizione privilegiata, perché Icreato ad immagine e somiglianza di Dio e ha diritto di servirsi della realtà creata/I. Ma ciò, ammonisce la Chiesa, Inon lo autorizza a padroneggiare sulla natura, tanto meno a devastarla/I. L’uomo è invece chiamato a farsi collaboratore di Dio nella promozione del creato Nell’Enciclica IRedemptor hominis/I di Giovanni Paolo II, per la prima volta la Chiesa cattolica affronta il problema del rapporto tra etica e ambiente; l’uomo d’oggi sembra essere sempre minacciato da ciò che produce, cioè dal risultato del lavoro delle sue mani e poi dal lavoro del suo intelletto, dalle tendenze della sua volontà. I frutti di questa multiforme attività dell’uomo troppo presto e in modo spesso imprevedibile, sono non soltanto e non tanto oggetto di “alienazione”, nel senso che vengono semplicemente tolti a colui che li ha prodotti. Essi infatti possono essere diretti contro di lui. In questo sembra consista l’atto principale del dramma dell’esistenza umana contemporanea, nella sua più larga ed universale dimensione. L’uomo pertanto vive sempre più nella paura. Egli teme che i suoi prodotti possano diventare mezzi e strumenti di una inimmaginabile autodistruzione, di fronte alla quale tutti i cataclismi e le catastrofi della storia, che noi conosciamo, sembrano impallidire. Secondo il Pontefice si tratta di una minaccia che “ha varie direzioni e vari gradi di intensità, ma che ha come matrice comune il fatto che l’uomo oggi non sembra avere altro parametro valutativo che quello inerente all’immediato uso e consumo”. Invece, precisa il Papa, “era volontà del Creatore che l’uomo comunicasse con la natura come Ipadrone/I e come custode intelligente e nobile e, non come sfruttatore e distruttore senza alcun riguardo”. Nell’Enciclica IRedemptor hominis/I si sottolinea che questa dimensione è realizzabile solo se si possiede “una visione etica della realtà e questa visione deve essere di guida, soprattutto, per chi dirige le sorti del genere umano. E per questo motivo che ”quel progresso, peraltro tanto meraviglioso, in cui è difficile non scorgere anche autentici segni della grandezza dell’uomo non può generare molteplici inquietudini“. E sorge costantemente la domanda: fino a che punto le conquiste della tecnica vanno d’accordo col progresso morale e etico dell’uomo? Nell’Enciclica ICentesimus annus/I il problema del rapporto tra ambiente ed etica viene inserito in un contesto più ampio che riguarda la qualità della vita dell’uomo. Conviene ora rivolgere l’attenzione agli specifici problemi ed alle minacce, che insorgono all’interno dell’economie più avanzate e sono connesse con le loro peculiari caratteristiche. Nelle precedenti fasi dello sviluppo, l’uomo ha sempre vissuto sotto il peso della necessità: i suoi bisogni erano pochi, fissati in qualche modo già nelle strutture oggettive della sua costituzione corporea e l’attività economica era orientata a soddisfarli. ’ chiaro che oggi il problema non è solo garantire una quantità ai beni sufficienti, ma quello di rispondere ad una domanda di qualità: qualità delle merci da produrre e da consumare; qualità dei servizi di cui usufruire; qualità dell’ambiente e della vita in generale. Il sistema economico non possiede al suo interno criteri per distinguere correttamente le forme nuove e più elevate di soddisfacimento dei bisogni umani, dai nuovi bisogni indotti, che ostacolano la formazione di una matura personalità. E’, perciò, necessaria ed urgente una grande opera educativa e culturale, la quale comprenda l’educazione dei consumatori ad un uso responsabile del loro potere di scelta, la formazione di un alto senso di responsabilità nei produttori e, soprattutto, nei professionisti delle comunicazioni di massa, inoltre il necessario intervento delle pubbliche autorità. L’etica nel rapporto con l’ambiente richiede che l’uomo, capace di trasformare e, in un certo senso, creare il mondo con il suo lavoro, non dimentichi l’originaria donazione delle cose da parte di Dio, credendo di poterne disporre a proprio piacimento in modo illimitato. ”Si avverte in ciò, prima di tutto, una povertà o meschinità dello sguardo dell’uomo, animato dal desiderio di possedere le cose anziché di riferirle alla verità, e privo di quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per l’essere e per la bellezza, il quale fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create“. Il Concilio Vaticano II ha dedicato molte pagine alla vocazione di dominio dell’uomo sulla natura, rivendicando, comunque, la priorità dell’etica sulla tecnica, il primato della persona sulle cose, la superiorità dello spirito sulla materia. ”L’uomo non può rinunciare a se stesso, né al posto che gli spetta nel mondo visibile, non può diventare schiavo delle cose, schiavo dei sistemi economici, schiavo della produzione, schiavo dei propri prodotti“. Per la Chiesa cattolica l’unica via percorribile nel rapporto tra etica e ambiente è quella che dà una visione globale, onnicomprensiva del problema e che mette in risalto la responsabilità morale dell’uomo di fronte alle sue scelte. Nel nuovo Cattolicesimo della Chiesa, quando si commenta il settimo comandamento si afferma: ”Gli animali, come le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura. L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri esseri viventi accordata dal creatore non può essere assoluta esige religioso rispetto dell’integrità della creazione“. Nell’IAngelus/I del 24 marzo 1996, Giovanni Paolo II ha lanciato un appello per l’ambiente: ”il processo di distruzione ambientale della Terra da parte dell’uomo sia bloccato almeno durante la Quaresima. Mentre la natura in questo scorcio di primavera si risveglia a vita nuova, mi piace sottolineare il valore che la pratica penitenziale riveste anche al fine di un’educazione profonda al rispetto dell’ambiente secondo il disegno di Dio“. ”Tale pratica, oltre ad essere un’altra forma di preghiera può essere usata anche per difendere la natura, dagli attacchi che ne deturpano il volto, ne pregiudicano gli equilibri e non si arrestano nemmeno di fronte alla minaccia del disastro ecologico“. Giovanni Paolo II nel discorso tenuto sulle Dolomiti, durante le vacanze dell’estate del 1993, ammonisce ”l’uomo sarà sottoposto a giudizio di Dio anche per le sue violenze“. Più tecnico e ugualmente drammatico, il richiamo all’ecologia contenuto nel messaggio scritto per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 1990 dedicata all’ambiente: ”Il grande esaurimento dello strato di ozono e il conseguente Ieffetto serra/I hanno ormai raggiunto dimensioni critiche a causa della crescente diffusione delle industrie, delle grandi concentrazioni urbane e dei consumi energetici“. Anche per la Chiesa cattolica l’uomo deve riflettere sulla propria responsabilità dell’uso distorto della natura. E’ il dovere verso le generazioni future, ovvero, la necessità di una nuova etica nei confronti dell’ambiente da inserire nel contesto etico dei valori esistenziali più profondi. (di Vincenzo Pepe - in opinione.it)

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